«Bisogna cercare di lasciarsi impregnare dallo spirito di Gesù, leggendo e rileggendo, meditando e rimeditando continuamente le sue parole e i suoi esempi: passino nelle nostre anime come la goccia d’acqua che cade e ricade su una pietra, sempre nello stesso punto».
L’opera di padre Scupoli si concentra essenzialmente sulla necessità della mortificazione interiore, insistendo sull’esercizio della propria volontà al fine di acquisire il pieno dominio di sé, con l’ausilio dell’orazione mentale e, naturalmente, abbandonandosi sempre con incrollabile fiducia filiale nelle Mani Misericordiose di Dio...
Regolaper la vita in reclusione. Nel tempo del Covid, e per le pandemie degli anni futuri, c’è un recluso a offrirmi saggi e corposi consigli, di nome Glimlaico, per abitare con fecondità le numerose ‘reclusioni’ che la vita mi pone innanzi, non come sasso nel quale inciampare, ma come pietra sulla quale edificare.
Ruminare. Un verbo scomparso dalla grammatica del parlare comune. Padre Benoît Standaert, monaco benedettino francese che vive nel monastero di Saint-André de Clerlande in Belgio, è consapevole che senza l’esercizio attivo, costante, persistente di tale verbo – ruminare – la vita monastica non sarebbe così diversa dalla vita dell’operaio, della casalinga, dell’impiegato.
All’inizio fu sant’Antonio Abate, morto ultracentenario nel 356, il quale, come narra il suo biografo Atanasio, "trovata oltre il fiume una fortezza deserta e piena di serpenti a causa del tempo trascorso, lì si stabilì e si mise ad abitare in essa.