Aveva una cinquantina d’anni Bruno, originario della città tedesca di Colonia, quando, attratto dall’ideale di un cristianesimo severamente ascetico, nel 1084 raggiunse la diocesi di Grenoble, ove fondò un romitorio sul massiccio della Chartreuse: da tale fondazione ebbe origine e prese il nome una delle più gloriose famiglie monastiche nate in seno alla Chiesa cattolica, quella dei certosini.
La ricchezza della tradizione inaugurata da san Bruno, che morì nel 1101 a Serra, non lontano da Catanzaro, ove aveva dato vita a un nuovo eremo, è testimoniata anche da numerosi scritti, tra i quali meritano
una particolare attenzione quelli raccolti nel volume intitolato Un lembo di vita buona. Come riposare nel cuore di Dio (Monasterium, pagine 170, euro 18,00). Si tratta di testi composti da antichi autori certosini, vissuti fra il XIV e il XVIII secolo, che vennero raccolti per la prima volta nel 1886 dal parigino dom Cyprien-Marie Boutrais (1837-1900), il quale, inizialmente redentorista, nel 1871 fece la professione alla Grande Chartreuse.
Fra i temi che caratterizzano queste pagine, ricche di profondi motivi di preghiera e di meditazione, spicca quello del Sacro Cuore di Gesù, sempre molto caro alla spiritualità certosina. Non casualmente, il volume comincia con la Lettera sulla devozione al Sacro Cuore, scritta intorno al 1525 da Johann Gerecht, originario di Landsberg in Baviera (la forma latina del suo nome suona Joannes Justus Lanspergius). L’autore della missiva, che fu anche l’editore degli Esercizi di santa Gertrude, si rivolge a un novizio, suo figlio spirituale, e lo invita a contemplare il cuore di Cristo «perché è il vaso che contiene tutte le grazie celesti, la porta attraverso cui andiamo a Dio e attraverso cui Dio viene a noi».
Il libro propone poi trenta letture, una per ogni giorno del mese, assai utili alla preghiera notturna. Successivamente si trovano tre scritti, anch’essi dedicati alla devozione al Sacro Cuore; il volume si conclude con una serie di riflessioni, particolarmente adatte al momento in cui il monaco è coricato nella sua cella in attesa di prendere sonno.
Nel noto film Il grande silenzio del 2005, un certosino afferma: «Tutta la nostra vita, l’intera liturgia e i rituali sono segni. Se aboliamo i segni, perdiamo l’orientamento». Per questo Lanspergio aveva espresso al giovane novizio le seguenti calde raccomandazioni: «È una pratica molto utile e molto pia onorare devotamente il Cuore di Gesù; nei tuoi bisogni, cerca in Lui un rifugio per attingervi, con consolazione, ogni saggezza, ogni grazia e ogni forza. Quando anche i cuori di tutti gli uomini ti abbandonassero e ti ingannassero, dimora nel riposo e nella confidenza: questo Cuore fedele non ti ingannerà né ti lascerà mai».
Maurizio Schoepflin
Articolo tratto da Avvenire, 20 marzo 2019