Contro gli iconoclasti occidentali

Occidente latino recensioni

Anche l'Occidente cristiano difese le sacre immagini dall'iconoclastia

di Maurizio Schoepflin (Avvenire 12 marzo 2023)


Di recente è uscito il libro, curato da Alberto M. Osenga e Michele Di Monte, Oltre lo sguardo. La difesa delle sacre immagini. Occidente: Gallia, Irlanda, Italia, Irlanda, Italia (Monasterium, pagine 268, euro 20,00). Preceduto di poco dalla pubblicazione, per lo stesso editore, di un volume gemello dedicato all'Oriente (curato da Giovanna D'Aniello e dallo stesso Di Monte, pagine 160, euro 16,00), esso si presenta come un contributo molto significativo per lo studio e la comprensione della questione del culto delle immagini e dell'arte sacra occidentale nel suo complesso.
Come è noto, per più di cento anni, fra l'VIII e il IX secolo, la Chiesa bizantina fu scossa da un grave conflitto originato proprio dalla dottrina e dall'azione di coloro che erano violentemente contrari alla venerazione delle immagini sacre. Si tratta di quella che è passata alla storia con l'appellativo di lotta iconoclasta, caratterizzata, come dice l'aggettivo stesso derivante dal greco, dalla distruzione delle opere d'arte che rap-presentavano un soggetto religioso. Scoppiata nel 726/727, essa si concluse nell'843 con l'abolizione dell'iconoclastia da parte di Papa Gregorio IV, che recepì il dettato del II Concilio di Nicea del 787. Per altro, ciò accadde dopo che l'imperatrice Teodora, morta nel'867 e santificata dalla Chiesa ortodossa, aveva solennemente restaurato il culto delle immagini sulla base delle deliberazioni di una riunione di alti prelati svoltasi a Costantinopoli.
Seppur in misura e in modo diversi, anche la cristianità occidentale fu interessata da tale problematica e nel libro sono raccolti i testi di vari autori che si pronunciarono al riguardo. E proprio a proposito della differenza che intercorre fra la tradizione orientale e quella occidentale, nella prefazione Adalberto Piova­no sostiene che nel cattolicesimo occidentale, a livel­lo di percezione popolare, l'immagine sacra svolge non solo un ruolo didattico, ma è anche veicolo di un autentico incontro personale e di mediazione con il divino. «Resta tuttavia vero - conclude Pio­vano - che è mancato all'arte sacra latina un conte­sto teologico, liturgico e spirituale simile a quello dell'oriente cristiano».Tre sono i mondi da cui provengono gli autori ai qua­li i curatori danno la parola: quello franco, con Grego­rio di Tours; quello celto-italico, rappresentato da Dun­gal di Bobbio; quello della Chiesa di Roma, illustrato dai pontefici Gregorio II e Adriano I. Particolarmente interessante è pure il testo, riportato al termine del vo­lume, di quanto venne approvato dal Concilio di Tren­to nella XXV sessione del 3-4 dicembre 1563 in meri­to all'invocazione e alla venerazione delle reliquie dei santi e delle sacre immagini. Il dibattito sull'arte sacra è ancora oggi molto vivo e negli ultimi decenni non sono mancati confronti e polemiche. Illuminante co­me sempre si rivela anche a questo riguardo san Tom­maso d'Aquino, che affermò: «Sono tre i motivi per i quali le immagini sono state introdotte dalla Chiesa. Primo, per l'istruzione degli ignoranti che da esse ri­cavano insegnamento quasi fossero libri. Secondo, per mantenere desti nella memoria il mistero dell'incar­nazione e gli esempi dei santi che stanno continua­mente sotto gli occhi. Terzo, per suscitare l'affetto del­la devozione che viene eccitato dalla vista con più ef­ficacia che dall'ascolto».

 


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