Mistica russa. Il lungo viaggio di Bolshakoff
Il libro di Serge Bolshakoff, I mistici russi. Esperienze nel cuore della vera spiritualità (Monasterium, pagine 416, euro 24,00), risalente al 1958 e riproposto a cura di padre Michele Di Monte, si presenta come un valido strumento per entrare in contatto con la tradizione del misticismo ortodosso. Un’indicazione utile per la piena comprensione del testo proviene dal sottotitolo in cui si fa uso del termine “esperienze”: infatti, gran parte del volume è dedicata alla descrizione delle vicende concrete di alcuni tra i maggiori protagonisti del luminoso cammino della spiritualità russa, dalle origini ai nostri giorni. I mistici russi non sono figure evanescenti e inarrivabili, sono piuttosto uomini veri che hanno provato “esperienze” autentiche. Tra loro spicca san Nilo di Sora, vissuto fra il 1433 e il 1508, del quale Bolshakoff ricorda lo scritto Tradizione di vita sketica (dal greco skiti, che sta a indicare una piccola abitazione in cui vivono tre o quattro monaci). In esso, san Nilo affronta molti temi della vita monastica, tra i quali il combattimento spirituale, la lotta contro le passioni, la meditazione sulla morte e il giudizio, la penitenza e il completo distacco dal mondo. Un’altra personalità che ha attratto l’attenzione di Bolshakoff è san Tichon di Zadonsk, nato nel 1724 e morto nel 1783, il monaco a cui si ispirò, almeno in parte, Dostoevskij per dar vita alla figura dello starec Zosima nei Fratelli Karamazov. Dopo aver ricoperto per breve tempo e tra non poche difficoltà il ruolo di vescovo di Voronež, Tichon si ritirò nel monastero di Zadonsk, ove sviluppò appieno la sua vocazione al misticismo. Scrive a tale riguardo Bolshakoff: «Passava le notti prostrato in preghiera». L’autore dedica poi pagine molto belle a san Serafino di Sarov (1759-1833), personalità tra le più eminenti della storia dell’ortodossia russa, che lasciò un altissimo esempio di vita religiosa imperniata sulla contemplazione e sul disprezzo del corpo e finalizzata all’acquisizione in sé dello Spirito Santo. Di lui Bolshakoff ricorda pure la prodigiosa attività taumaturgica. Amatissimo dal popolo, Serafino venne canonizzato alla presenza dello zar Nicola II e dinanzi a migliaia di fedeli. Un capitolo del libro è dedicato al vescovo Teofane il recluso (1815-1894), «figura unica nella storia del misticismo russo... il più grande scrittore di mistica che la Russia conosca, ricco di profonda esperienza personale della materia trattata». Nella sua opera più significativa, Il cammino della salvezza, Teofane «afferma che lo scopo della vita cristiana è l’unione con Dio a cui conducono la fede e la conformità ai divini comandamenti». Varie altre sono le personalità prese in considerazione da Bolshakoff, che conclude il lavoro con un capitolo sui mistici russi del Novecento. Il percorso tracciato lungo le dense pagine del libro si rivela particolarmente affascinante e fa comprendere che «il cuore della spiritualità russa pulsa grazie al fecondo rapporto tra misticismo e teologia, che si illuminano l’uno con l’altra e diventano esperienza vissuta».
A firma di Maurizio Schoepflin, Avvenire, 11 aprile 2024.