Da tempo ero tra i pochi a conoscenza del passaggio di Alessandro Gnocchi all’ortodossia, ma naturalmente, per rispetto della sua sfera intima, mi sono guardato dal parlarne qui. Ora però l’amico Alessandro ha raccontato la sua vicenda in un libro e, come avrete letto, alcuni frequentatori di Duc in altum ne hanno accennato nel corso dell’ampio dibattito che si sta sviluppando nel blog su cattolici e ortodossi. È dunque benvenuta la recensione del libro di Gnocchi da parte di un altro carissimo amico, Paolo Gulisano, che ci introduce in quello che Alessandro chiama il suo “pellegrinaggio a Oriente”.
Aldo Maria Valli
***
di Paolo Gulisano
La pubblicazione del libro Ritorno alle sorgenti. Il mio pellegrinaggio a Oriente nel cuore dell’Ortodossia di Alessandro Gnocchi, per i tipi della casa editrice Monasterium, ha portato alla conoscenza di molti quello che finora era noto a poche persone, alla cerchia più intima degli amici dello scrittore: il suo approdo alla Chiesa ortodossa. Anche su Duc in altum non sono mancate considerazioni e commenti, e molti lettori sono sembrati spiacevolmente sorpresi. Girando sul web, o sui social, ho visto poi anche commenti decisamente negativi, per il passaggio a una Chiesa “scismatica” da parte di un uomo che è stato per anni un campione della tradizione cattolica. A questo punto anch’io, per le virgolette in cui ho incastonato la parola scismatica, rischio di incorrere in qualche frecciata. Tuttavia, da qualche anno in qua, non si capisce bene dove in realtà stiano gli scismatici, anche se ho l’impressione che abbondino anche nella Santa Chiesa cattolica, un tempo principalmente oltre il Reno, ma ora la loro presenza è assolutamente ubiquitaria, se non addirittura maggioritaria.
Dovremmo chiederci se può essere ritenuta scismatica una Chiesa in cui si celebra validamente l’Eucarestia, che è il cuore della liturgia, Cristo che si fa fisicamente carne e sangue.
Questa presenza reale oggi non è messa in dubbio nell’ortodossia, ma purtroppo lo è di fatto in molte celebrazioni (e celebranti) in campo cattolico. È la protestantizzazione della Chiesa cattolica, di cui molto si è parlato e ancora giustamente si parla.
Alessandro Gnocchi ha trascorso gran parte della sua vita e della sua carriera giornalistica e saggistica a denunciare e a combattere questa protestantizzazione, questo scivolamento verso l’eresia. L’ha fatto da cattolico romano, e ora lo fa da cristiano ortodosso. Si potrebbe dire che non è cambiato nulla, ma in realtà dalla lettura di questa sua splendida autobiografia spirituale si evidenzia un cambiamento profondo. Chi ne conosce gli scritti battaglieri e apologetici degli anni scorsi troverà nel suo racconto di un pellegrino una profonda pace, nata dalla preghiera, dalla meditazione, dal calarsi sempre più nei misteri della fede. Alessandro Gnocchi non si è “convertito” a un’altra fede. Lui parla di “ritorno” all’ortodossia. Che significa un ritorno a casa, a un cristianesimo che – per dottrina, per liturgia, per spiritualità – lo ha fatto sentire a casa, alla sua vera casa. Nel suo racconto, nel suo diario spirituale, con un narrare intenso e partecipato, non c’è nessuna forma di “rinnegamento” della sua storia di cattolico romano, nessuna presa di distanza, nessuna critica nei confronti di Roma, se non la sua considerazione che all’interno della Chiesa cattolica esiste da sempre una tentazione di protestantizzazione, che nasce ben prima del Concilio Vaticano II al quale dedicò a suo tempo pagine illuminanti. Pagine graffianti, incisive, grintose, scritte quasi con rabbia. Quella rabbia ora si è sciolta, si è risolta nella pace del cuore. Come un tempo molti guerrieri si facevano monaci, anche Gnocchi ha scelto la strada della preghiera e della contemplazione, percorrendo la via indicata dalla Provvidenza. Ha scelto di privilegiare alla fedeltà alla propria immagine di sé la docilità allo Spirito di Dio, e ci racconta senza nascondersi che cosa è avvenuto nella sua vita, fino alla pacificazione del cuore. Questo suo ritorno all’ortodossia, insieme alla sua carissima sposa (ma lasciando senza problemi i suoi figli nella Chiesa di Roma) non può che essere visto come un evento di Grazia.
Il libro di Gnocchi mi ha ricordato un altro dei libri più importanti che mi sia capitato di leggere nella mia vita, ovvero Il cristianesimo così com’è di Clive Staples Lewis. In inglese ha un titolo ancora più significativo: Mere Christianity.
Lewis, grande apologeta, studioso del Medioevo ed esponente della narrativa fantastica, era nato calvinista, poi era diventato ateo, anzi: un ateo militante, come amava definirsi, e poi era tornato (ecco il ritorno) al cristianesimo grazie al fraterno amico Tolkien. Dopo questo ritorno, ebbe a definirsi “il più riluttante convertito d’Inghilterra”. Non diventò mai cattolico, malgrado tutti gli sforzi dell’autore del Signore degli anelli, che era un ardente fedele della Chiesa cattolica, né tornò al calvinismo dell’Ulster in cui era nato e cresciuto, ma approdò a una posizione molto interessante, quella di appartenere e difendere il cristianesimo così com’è, cioè quel nucleo irriducibile in cui si intrecciano pensiero, emozione e gesto, e che sta dietro a tutte le disparate divergenze dottrinali, a tutte le dispute ecclesiastiche. Come raccontare, come rendere evidente tutto ciò? C.S. Lewis volle usare la massima immediatezza, obbligandosi a parlare nel modo più semplice delle cose ultime. E il risultato fu una riuscita impressionante.
Non certo casualmente, Lewis è stato ed è ancora molto apprezzato da cattolici e da ortodossi, mentre le neo-chiese protestanti lo hanno censurato e oscurato. Credo che nessuno vorrà definire Lewis eretico o scismatico. E allo stesso modo si può dire di Alessandro Gnocchi, che rimane come sempre un Defensor Fidei, ma in un modo un po’ diverso che in passato. Oggi è soprattutto testimone della Fede in Cristo. Ed è così vero che la lettura di questa sua autobiografia è in grado di toccare anche i cuori più duri, come quello di chi scrive, invitandoli a rivolgersi sempre più a Cristo, soprattutto attraverso quella preghiera tanto cara all’ortodossia che Gnocchi ci ricorda: “Signore Gesù Cristo, figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore”. È questa la via, ex umbris et imaginibus, come avrebbe detto san John Henry Newman, per entrare nella Verità.
Articolo di Paolo Gulisano tratto da Dunc In Altum 1 febbraio 2023